Pellicce da animali selvatici

Pellicce da animali selvaggi

Il 15% delle pellicce proviene da animali selvatici. I maggiori produttori mondiali sono Canada, U.S.A. e Russia.
Gli animali più comunemente cacciati per la loro pelliccia sono: Castoro canadese (
Castor canadensis); coyote (Canis latrans); ermellino (Mustela erminea); volpe grigia (Urocyon cinereoargenteus e Pseudalopex griseus); volpe rossa (Vulpes vulpes); kolinski (Mustela sibirica); martora americana (Martes americana); visone (Mustela vison); ratmosque (Ondatra zibethica); nutria (Myocastor coypus); opossum (Trichosurus vulpecula); procione (Procyon lotor); zibellino (Martes zibellina); scoiattolo (Sciurus sp.); donnola (Mustela nivalis), tasso americano (Taxidea taxus); linci (Lynx sp.), lontra (Lutra lutra), cane procione (Nyctereutes procyonoides).
La cattura degli animali selvatici avviene principalmente per mezzo di trappole. Le trappole in Italia sono vietate, ma in alcuni altri Paesi, specialmente dell’America settentrionale e dell’Europa settentrionale e centrale, sono permesse ed anche molto diffuse per la cattura degli animali, le cui pellicce vengono poi esportate in tutto il mondo, anche in Italia.

Nella foto sopra: lavorazione di pellicce di lince (Canada). Queste pelli vengono esportate in tutto il mondo, Italia compresa.
Queste sono alcune delle trappole conformi agli standard AIHTS (Agreement on International Humane Trapping Standards) “senza crudeltà”, promosse dall’IFTF (International Fur Trade Federation):
1- Tipo “Conibear”


E’ una trappola a scatto (figure sopra). Usata anche in immersione (posizionata lungo i corsi d’acqua), è studiata per rompere le ossa cervicali o il cranio degli animali ed ucciderli “velocemente” (minimo 45 sec). In realtà la morsa si chiude dove capita (ventre, torace, zampe) causando molto spesso una morte lenta ed atroce. Quando viene posta sott’acqua (per i castori, per es.), gli animali muoiono annegati. I mammiferi nuotatori hanno una maggiore resistenza all’ipossia (carenza di ossigeno) in virtù del loro adattamento all’ immersione: la morte per annegamento può richiedere più di 20 minuti in questi animali!

2- Tipo Leg-hold

Scattano intrappolando gli arti degli animali (figure sopra) che, colti dal panico e nel disperato tentativo di liberarsi si procurano traumi a tendini, legamenti, ossa, denti. Ne esistono di molti tipi e di diverse dimensioni: mentre l’entità dei traumi fisici provocati varia in base alla specie ed alle caratteristiche della trappola, il trauma in termini di stress è sempre molto elevato.
 3- Tipo “Snare” (laccio metallico)


Questo tipo di trappola (figure sopra) è fuori legge in Italia, tuttavia è legale in USA e Canada e viene spesso usato abusivamente anche in Europa. Gli animali si dibattono per cercare di liberarsi da un filo metallico che stringe sempre di più (il collo o l’addome), finchè muoiono strangolati. I lacci metallici vengono posizionati anche sott’acqua per la cattura di mammiferi nuotatori. Esistono anche i così detti “foot snare” ovvero i lacci che si stringono attorno alla zampa, usati soprattutto per coyote e linci.


Video: le trappole in azione (queste sono le trappole consigliate ed approvate dalla IFTF come “senza crudeltà”).

Finora abbiamo visto i principali tipi di trappola conformi agli standard “senza crudeltà”… ciò non toglie che esistono altri tipi di trappole. Legali o illegali che siano (dipende dalle normative locali), vengono abitualmente usate, anche in virtù del fatto che i controlli sono di fatto quasi inesistenti. Un esempio di trappole ancora in uso anche se non conforme agli standard “senza crudeltà” è la classica tagliola:
Tagliola (leghold steel-jaw)


E’ costituita da due ganasce (branche) di metallo, dentellate o piatte, tenute aperte da un meccanismo che, con la pressione esercitata dall’animale, si chiude scattando violentemente. Oltre a differenziarsi per dimensione, le tagliole possono essere utilizzate con o senza esca. Nel primo caso la preda vi rimane intrappolata per il muso nel tentativo di mangiare un pezzo di lardo o carne, inchiodato su un pezzo di legno che agisce sul meccanismo di scatto. Nel secondo caso la preda vi rimane intrappolata per la zampa che ha calpestato il meccanismo a pressione tra le ganasce. E’ la peggiore delle trappole in quanto causa gravi lesioni a tendini, muscoli, legamenti ed ossa. Procura lacerazioni profonde e l’animale arriva spesso ad amputarsi l’arto a morsi nel tentativo disperato di fuggire, se non muore prima dissanguato.


La “International Fur Trade Federation” vanta il sostegno di studi “scientifici” per rendere le trappole sempre più …”umane”. QUESTO  è un esempio di studio. A Voi le considerazioni sull'umanità di queste persone.

Le trappole non sono selettive

Visto che le trappole sono scarsamente o per nulla selettive, oltre agli animali “da pelliccia”, rimangono vittima delle trappole altri animali, chiamati “spazzatura” dagli addetti ai lavori. Sebbene esistano delle (costose) licenze per la pratica del “trapping”, i “trappers” (coloro che usano le trappole) solitamente non hanno alcuna competenza veterinaria (né tanto meno la sensibilità!) per poter esaminare lo stato di salute dell’animale intrappolato, né hanno i mezzi e la competenza tecnica per trasportarlo ad un centro di recupero. Non esistono leggi né linee guida serie applicabili a casi del genere che vengono molto spesso risolti uccidendo il malcapitato. Ne viene che nella maggior parte dei casi gli animali feriti più o meno gravemente, vengano uccisi e gettati via. La superficialità e la noncuranza con cui vengono trattati gli animali si può facilmente dedurre dal “manuale di istruzioni” rivolto ai “trappers” dello stato americano Victoria e che potete visionare QUI
In Alaska, Kansas, Michigan e North Dakota, non c’è nemmeno l’obbligo di controllare le trappole posizionate entro un dato limite di tempo, ciò significa che possono trascorrere giorni prima che il “trapper” vada a controllare se nella sua trappola c’è un animale, in preda al terrore, al freddo, alla fame.


“Spazzatura” (figure sopra) così vengono chiamati dai trappers quegli animali che finiscono accidentalmente nelle trappole e che vengono gettati via: sopra vediamo un gatto domestico, un'acquila ed un cane, giusto per fare un piccolo esempio. Gli animali selvatici non bersaglio vittime delle trappole tese dai "cacciatori di pellicce" sono moltissimi ed appartengono anche a specie protette. Il 20% di questi animali riporta mutilazioni permanenti. Le trappole sono vendute senza restrizioni in USA e Canada, con il risultato che tutti possono utilizzarle, anche in ambiente sub-urbano, creando enormi danni anche agli animali domestici, all'ambiente e alle persone.
Secondo la IFTF, international fur trade federation, i prelievi di animali selvatici utilizzati per le pellicce sarebbero regolamentati severamente, avverrebbero nell’ambito di programmi di gestione e controllo della fauna selvatica, riguarderebbero specie abbondanti e comunque non protette. I “trappers” si definiscono “amanti della natura” giustificando la loro attività come necessaria all’equilibrio ecologico ed al contenimento di malattie. Si tratta di una teoria senza alcun fondamento scientifico. I dati disponibili dimostrano infatti che l’uso di trappole (come anche la caccia) è uno dei fattori che contribuisce alla distruzione degli equilibri ecologici: vengono solitamente prelevati dalla popolazione gli individui sani e molto raramente quelli malati, infermi, anziani o molto giovani (che in natura sarebbero i più soggetti alla selezione naturale); il risultato è una destrutturazione ed un indebolimento generale della popolazione, che diventa più vulnerabile alle malattie. I tentativi di ridurre la numerosità di una specie considerata in soprannumero attraverso l’eliminazione degli individui, sono destinati al fallimento, poichè la numerosità di una data popolazione viene regolata dalla “capacità portante” del sistema e non, come si vorrebbe far credere, dall’azione esterna dell’uomo. In verità, l’interesse principale dei “trappers” è la gestione della fauna selvatica a proprio vantaggio, al fine da assicurarsi la costante presenza di animali “da pelliccia” da uccidere, quindi il guadagno, e non la salvaguardia ed il rispetto della natura.
Riferimenti bibliografici della pagina

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2 Current address: Alpha Wildlife Research & Management Ltd., 9 Garnet Crescent, Sherwood Park, Alberta, Canada T8A 2R7.
http://www.educazione.sm/scuola/servizi/CD_virtuali/lavori_scuole/colombo/pag9t.htm